Successione Web: davvero conviene farla da soli?

Quando, qualche anno fa, l’Agenzia delle Entrate decise che la dichiarazione di successione potesse viaggiare interamente su Internet, la novità fu accolta con entusiasmo. Grazie al servizio telematico, chiunque possedesse un computer, un’identità digitale e un po’ di dimestichezza con i file PDF poteva trasmettere i dati relativi al de cuius, agli eredi e ai beni ereditari restando comodamente a casa. 

Le novità del modello 2025: autoliquidazione e rateizzazione dell’imposta

Dal 1° gennaio 2025 il passo successivo ha dato ancora più autonomia ai contribuenti: con il nuovo modello “2025” l’imposta di successione si autoliquida in fase di compilazione, attraverso il quadro EF che calcola l’importo, lo inserisce in un F24 e consente persino la rateizzazione del saldo – a condizione di versare subito almeno il 20%.

A prima vista sembra l’occasione perfetta per risparmiare l’onorario del commercialista: bastano pochi clic, si evitano attese e il software guida l’utente indicandogli i campi mancanti. Eppure, se si ascoltano i racconti di chi è entrato per la prima volta nella procedura, si scopre che la semplicità promessa è reale solo nelle situazioni più lineari – per esempio un coniuge unico erede, un appartamento prima casa e un conto corrente di modesta entità. Non si tratta di catastrofismo; è piuttosto il riconoscimento di un dato di fatto: la digitalizzazione ha spostato gran parte della complessità burocratica al cittadino, e la tecnologia, per quanto sofisticata, non può supplire alla precisione delle informazioni immesse dall’utente.

Successione online fai-da-te: più insidiosa di quanto sembri

Per comprendere dove nascono i problemi è utile ripercorrere il viaggio dentro il programma. 

Fase 1 – Accesso al portale e inserimento dei dati anagrafici

Tutto comincia con l’accesso mediante SPID, CNS o CIE; il portale propone automaticamente il modello telematico valido per l’anno in corso e richiede di indicare la data del decesso. A quel punto si inseriscono i dati anagrafici del defunto, il codice fiscale e l’ultima residenza: un errore di battitura qui – magari un codice fiscale digitato in fretta – verrà notato dal sistema, ma non sempre verrà interpretato come errore effettivo. Il pericolo è che la pratica possa avanzare ugualmente e che la discrepanza emerga più tardi, quando l’Agenzia incrocerà le banche dati e invierà una richiesta di chiarimenti.

Fase 2 – Gestione degli eredi e delle quote di successione

Superata l’anagrafica, si passa alla sezione dedicata agli eredi. Il portale mostra un menu a tendina per il grado di parentela, propone le percentuali di legge e consente l’inserimento di quote diverse se esiste un testamento. La “maschera” è chiara; tuttavia, quando gli eredi sono molti, quando qualcuno è minore d’età o quando il testamento dispone legati particolari, la mappatura delle quote richiede una lettura attenta delle norme civilistiche. Il rischio non è la sanzione immediata, bensì la necessità di presentare in seguito una dichiarazione integrativa, con nuovo bollo, nuovi tributi fissi e – soprattutto – la sospensione della pratica che nel frattempo blocca l’intestazione catastale degli immobili a favore degli aventi diritto.

Fase 3 – Compilazione dell’inventario dell’asse ereditario

Il passaggio successivo è l’inventario dell’asse ereditario. È qui che la distinzione fra “procedura intuitiva” e “correttezza sostanziale” diventa più marcata. Per i conti correnti servono saldi alla data del decesso, per i titoli vanno indicati prezzi di mercato, per i veicoli occorre la targa, per le opere d’arte è prudente allegare una stima professionale. Gli immobili sono i protagonisti più delicati: occorre recuperare foglio, particella, subalterno e rendita catastale corrente. Il portale consente di importarli da una banca dati interna, ma la rendita può risultare obsoleta se nel frattempo sono stati realizzati lavori di ristrutturazione o variazioni planimetriche non ancora recepite. In quel caso il sistema “non se ne accorge”: l’incongruenza emerge soltanto dopo la protocollazione, quando la voltura automatica tenta di chiudere il cerchio fra successione e catasto. Se la rendita è sbagliata, l’intestazione si blocca e l’erede non potrà vendere o ipotecare l’immobile finché la situazione non sarà sanata.

Fase 4 – Allegati tecnici e conformità dei documenti

Una volta caricati tutti i dati, si allegano i documenti: certificato di morte, copia di un documento d’identità del dichiarante, eventuale testamento o dichiarazione sostitutiva. Devono essere in formato PDF/A, preferibilmente versione 3, e firmati digitalmente se superano i dieci megabyte; requisiti apparentemente tecnici che, però, spiazzano chi non ha familiarità con i software di firma o con l’esportazione da scanner. In Start Servizi ci capita spesso di incontrare pratiche sospese perché il sistema ha giudicato “non conforme” un allegato troppo pesante o privo di firma PAdES: la correzione richiede una nuova scansione, una nuova firma, un nuovo invio e altri giorni di attesa.

Fase 5 – Calcolo e pagamento dell’imposta con il quadro EF

Il momento decisivo arriva con il quadro EF: il programma calcola l’imposta di successione, aggiunge quelle ipotecarie e catastali fisse (salvo esenzioni) e genera il modello F24. Dal 2025 il contribuente può scegliere di pagare l’intero importo in un’unica soluzione o di rateizzarlo in dodici rate trimestrali, versando subito il 20%. L’opzione è una conquista di flessibilità, ma va gestita con attenzione: un importo digitato a mano o un codice tributo sbagliato possono creare una discrepanza che verrà accertata solo a posteriori, con l’applicazione di sanzioni e interessi. Il software accetta quasi tutto; l’Agenzia, invece, verifica dopo l’invio e, se trova errori, notifica l’avviso di liquidazione.

Fase 6 – Invio della pratica e verifica dell’Agenzia

Chi arriva fin qui senza intoppi clicca su “Trasmetti”, riceve la ricevuta telematica con data e protocollo e, idealmente, archivia il file XML insieme alla quietanza F24. In quel momento la tentazione di dichiarare “missione compiuta” è forte; tuttavia la pratica non si può considerare conclusa finché l’Agenzia non ha completato la propria istruttoria. Un dato catastale mancante, un PDF illeggibile, un incongruenza fra quote e testamento generano una comunicazione di irregolarità e la richiesta di integrazione, che riapre la procedura e, se comporta versamenti aggiuntivi, applica automatica­mente la sanzione del trenta per cento sulla differenza non pagata, oltre agli interessi decorrenti dalla scadenza originaria.

Con un commercialista online eviti errori, stress e sanzioni

Vale la pena chiedersi se il fai-da-te convenga davvero. La risposta, naturalmente, dipende dalla complessità della successione e dal tempo che si è disposti a dedicare alla pratica. Un patrimonio lineare, un unico immobile prima casa, un saldo bancario di poche migliaia di euro e nessun testamento complicato possono essere gestiti con buona probabilità di successo da chi possiede competenze informatiche di base e una certa familiarità con le regole fiscali. D’altra parte, basta aggiungere un secondo immobile in una provincia diversa, un’erede minorenne, una polizza vita da interpretare, oppure un quadro di valore artistico da periziare, perché la curva di difficoltà si impenni. In questi casi, improvvisare diventa azzardato non tanto per le sanzioni (che pure esistono), ma per il tempo perso a rincorrere integrazioni, per i rapporti familiari che si incrinano nell’attesa di una voltura e per l’incertezza che grava su qualunque progetto di vendita o di ristrutturazione dell’immobile ereditato.

Come studio commercialista specializzato in successioni telematiche, abbiamo deciso di offrire un approccio pragmatico. Abbiamo trasformato l’iter della dichiarazione di successione in un servizio digitale “chiavi in mano” a tariffa fissa: 240 € + IVA*. *Costo del servizio previsto fino a 5 immobili e fino a 4 eredi, + c.p. al 4% della cassa professionale commercialisti.

Entro 3 giorni dalla consegna di tutti i documenti viene trasmessa la successione al fisco, entro circa 15 giorni viene rilasciata dal fisco copia per chiudere conti correnti.

Alla fine, l’alternativa non è fra “fare tutto da soli” e “cedere le chiavi al professionista”, ma fra affrontare la procedura con consapevolezza o con improvvisazione. Chi dispone di tempo, serenità e un caso davvero elementare può legittimamente tentare la strada autonoma, tenendo a mente che la ricevuta telematica non è un sigillo definitivo. Tutti gli altri dovrebbero valutare il costo reale dell’errore.

FAQ – Domande frequenti

  1. Posso fare la dichiarazione di successione da solo online?

Solo in casi molto semplici. Se ci sono più beni, eredi o un testamento, è facile commettere errori che causano blocchi o sanzioni. In ogni caso, affidarsi a un professionista ti fa risparmiare tempo, stress e ti garantisce che tutto sia fatto correttamente fin da subito.

  1. Cosa succede se sbaglio qualcosa nella successione telematica?

Anche piccoli errori possono causare ritardi, richieste di integrazione, sanzioni o il blocco della voltura catastale. L’Agenzia verifica i dati dopo l’invio, non durante.

  1. Quando conviene affidarsi a un professionista?

Conviene sempre, ma in particolare quando ci sono più immobili, eredi minorenni, testamenti complessi, polizze vita o beni da valutare. Un commercialista esperto ti aiuta a evitare errori, ritardi e spese extra, rendendo la procedura più veloce e sicura.

La digitalizzazione, in conclusione, è una risorsa straordinaria quando si accompagna a conoscenza tecnica e a un metodo rigoroso; da sola, non basta a garantire un risultato sereno. Per questo, noi di Start Servizi ci proponiamo come partner e non come semplice intermediario.

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